L’INDIVIDUO MALATO

Ogni individuo rappresenta, della sua malattia, una propria storia ed una propria morfologia.
La malattia non è mai un fatto primitivo a sé stante, ma è sempre un risultato.
La Scuola ci insegna che una malattia acuta o cronica segue sempre un suo processo di assemblamento, e la sua origine deve essere ricercata non nella ragione apparente di un’azione microbica o accidentale, bensì in una trasmutazione del soggetto stesso, il cui ritmo normale viene a poco a poco alterato da molteplici condizioni dipendenti dall’ambiente comune, sociale, professionale, dal regime alimentare e di vita, e infine dall’ereditarietà.
Dunque, tale autentico bagaglio ogni individuo lo ottiene in parte per eredità genetica dai propri genitori ed in parte lo accumula con la propria vita di tutti i giorni, costituendo, quindi, il proprio complesso tossinico.
In poche parole la propria individualità specifica con predisposizione cronica verso determinati gruppi di malattie.
Pertanto la sua malattia cronica è il risultato della propria intossicazione unica o multipla.
La malattia acuta invece è soltanto una crisi di eliminazione in virtù della quale l’organismo si libera dalle tossine o dai veleni per un determinato periodo di tempo, ed è l’espressione, per mezzo della quale, lo stesso tende a tornare sempre al minore stato di entropìa possibile.
Per quanto attiene alla forma, l’individuo palesa tre ordini di disturbi, espressione di altrettante fasi ben definite dell’evoluzione del malato con la sua malattia: disturbi sensoriali; funzionali e lesionali.
I primi caratterizzano la deritmìa primitiva del soggetto e sono autentici segnali di attenzione,
i secondi caratterizzano le modifiche della funzione dell’organo: segnali di allarme,
i terzi manifestano le alterazioni organiche intervenute: segnali di pericolo.
Questi disturbi compaiono in un ordine di successione costante che è facile trovare negli stati cronici.
Costituiscono, così, altrettante tappe morbose, spesso ignorate, e le cui rispondenze terapeutiche sono conosciute solamente da colui che utilizza un approccio olistico all’individuo.
Ognuna di queste tappe morbose, qualunque sia la malattia in questione, è significativamente espressa da un gruppo di sintomi, la cui corrispondenza terapeutica può essere immediatamente ritrovata nell’insieme delle caratteristiche di un rimedio omeopatico. Così ci si presenta la possibilità di una successione terapeutica di presidi fitoterapici, logicamente determinata dalle successione delle tappe morbose osservate.

(Tali indicazioni hanno esclusivamente scopo informativo e non intendono sostituire il parere del medico, di altri operatori sanitari o professionisti del settore che devono in ogni caso essere contattati per l’indicazione di un corretto programma dietetico e/o terapeutico e/o di riabilitazione e/o di integrazione alimentare.)