INTRODUZIONE
Nel corso degli ultimi lustri, si è andata, via, via, affermando una nuova “cultura” dell’integratore alimentare, giungendo, negli ultimi anni, all’introduzione di ingredienti di natura “nutraceutica”, diffondendosi ingredienti sempre più “specializzati” che, al confine tra l’azione salutistica e l’attività terapeutica, hanno, sempre più, catturato la nostra attenzione, pur senza “risolvere” le esigenze delle persone nella loro globalità.
Eppure, gli ingredienti che ritroviamo negli integratori di derivazione erboristica sono, tutti, più che degni di essere presi in considerazione dal professionista; nessuno è “migliore” dell’altro.
Con una schiera di ingredienti utilizzati negli integratori, veramente vasta, come può fare colui che si prende cura del benessere e della miglior salute delle persone nel rispondere, in maniera soddisfacente e professionale, alle più ricorrenti richieste di integratori a valenza “salutistica”?
Come può districarsi, fra le centinaia di prodotti che vengono proposti dalle aziende del settore erboristico?
Ma, soprattutto, con quale criterio può scegliere, in modo da soddisfare tanto le richieste più specifiche, come quelle che coinvolgono l’intero stile di vita, giungendo, così, ad una ricorrente fidelizzazione del cliente?
Indubbiamente, il primo aspetto, il più istintivo, ma del quale, frequentemente, ci dimentichiamo è… osservare il nostro interlocutore! Non importa tanto il tipo di abbigliamento, quanto, piuttosto, com’è conformato il suo viso, il suo collo, il suo busto, le gambe e, perché no, le caviglie.
Una fotografia storica (Conferenza di Teheran, Novembre 1943) mette in risalto come i tre statisti che si ritrovarono per determinare le sorti della guerra (e dell’intera umanità), fossero di tre costituzioni ben differenti tra di loro, il che, a posteriori, poté darci, pure, una giustificazione sui loro, ben differenti, comportamenti nell’affrontare le responsabilità delle quali erano investiti.
Ebbene, i tre protagonisti della conferenza di Teheran, oltre all’aspetto completamente diverso, avevano, pure, un differente modo di metabolizzare il cibo e, soprattutto, di presentare, o meno, un sovrappeso.
Che dire di un soggetto come Churcill, di costituzione brevilineo-astenica, caratterizzato da un’obesità “fisiologica”, che, grazie ad un intestino particolarmente “lungo”, presenta una spiccata propensione ad assimilare qualunque nutriente venga assunto; infatti l’apparato digerente del brevilineo-astenico tende ad assimilare tutto, senza eccezione alcuna: assimila e, soprattutto, deposita tutto (essendo un individuo con una particolare tendenza all’imbibimento tissutale), senza discriminare se una certa sostanza debba essere escreta o assimilata.
Essendo un individuo caratterizzato da un’ipo-endocrinia generale, presenta una tiroide piuttosto deficitaria che, pur ben conformata, tende a rallentare le proprie funzioni; con un funzionamento in maniera ridotta.
Esperienze condotte su soggetti brevilineo-astenici hanno portato, ad esempio, anche alla conclusione che la somministrazione di sali di calcio porta, si, alla loro assimilazione, senza, però, una reale utilizzazione.
Il brevilineo-astenico ha bisogno dei “suoi tempi” e, talvolta, aumentando le sollecitazioni e gli stimoli esterni, si ottiene, solamente, di rallentarlo ulteriormente.
L’aspetto del soprappeso è, soltanto, uno degli aspetti, ma anche i problemi dell’ipercolesterolemia, per i quali, oggi, si vanno diffondendo alimenti “arricchiti” di fitosteroli, hanno un loro rilievo “biotipologico” o “costituzionale”, per non parlare, poi, della differente capacità di reagire ai “malanni” della stagione invernale.
Non si deve pensare che gli aspetti relativi alla valutazione del biotipo umano debbano rimanere circoscritti agli ambiti professionali dell’omeopatia; o della “medicina olistica”, più in generale; chiunque operi nell’ambito del benessere e dei prodotti a valenza salutistica può valorizzare questo aspetto, volto, si, alla conoscenza dell’individuo, ma, soprattutto, a soddisfare le esigenze del cliente e ………alla sua fidelizzazione.
Per fare ciò non possiamo pensare di continuare a proporre un rimedio, un integratore, “universale”, dobbiamo prendere atto che le persone che incontriamo sono una diversa dall’altra.
Non c’è bisogno di acquistare un vestito per renderci conto che un brevilineo, un normolineo ed un longilineo necessitino di giacche più corte o più lunghe, a loro volta con maniche di differente lunghezza, passando, poi, ai pantaloni ci si accorge che può accadere che abbinati ad una giacca più corta debbano esserci dei pantaloni più lunghi; per non parlare, poi, delle cosiddette “taglie forti”, ove, a seconda delle costituzioni, ad una giacca più abbondante debbano essere abbinati dei pantaloni di taglia più contenuta.
Salta all’evidenza un aspetto importante, che è quello della “costituzione”, valutata tanto da chi studia l’embriologia in chiave strettamente scientifica, come da colui che si occupa di omeopatia in ambito non convenzionale.
Contestualmente, viene percepito un aspetto quasi intuitivo: il modo con cui la persona si relaziona con noi, ovvero con il mondo esterno, il modo, cioè, con il quale l’individuo reagisce agli stimoli esterni, evidenziando una particolare modalità reazionale (codificata circa un’ottantina di anni fa dagli studiosi di oligoterapia diatesica), conosciuta con il nome di “diatesi”.