LE MODALITÀ DI ASSUNZIONE
Le modalità di assunzione, chiave di lettura del drenaggio, devono essere inferiori a quella stabilite per la dose fitoterapica convenzionale, in quanto quello che si ricerca è un effetto disintossicante e depurativo, in alcuni casi propedeutico ad un trattamento eziologico, ma non direttamente fino ad un livello terapeutico.
In pratica, un miglioramento è avvertibile dall’individuo ed è senz’altro un vantaggio, ma il rischio nel quale non bisogna cadere è quello di trasformare un drenaggio in un trattamento vero e proprio.
Pertanto la dose consigliata è di 40-50 gocce diluite in acqua da assumere al risveglio.
La durata del drenaggio pre-trattamento non dovrà superare i trenta giorni; infatti non è opportuno iniziare un trattamento eziologico, vero e proprio, con tempi più lunghi.
Questa attività, di fatto, prepara l’individuo e deve essere effettuato con piante che siano prive di effetti secondari, la cui applicazione sia semplicemente quella depurativa.
 Il drenaggio intra-trattamento è quello effettuato durante un trattamento, tanto con rimedi omeopatici, come farmacologico “classico”, il cui impiego può prevedere effetti iatrogeni; il drenaggio sarà allora un ntervento complementare a quello di base, in virtù dell’azione supportata della pianta corrispondente: diuretica, colagoga, diaforetica o lassativa.
Il drenaggio-post trattamento, avrà una durata massima di due settimane e si impiegheranno quelle piante la cui azione è più simile al trattamento effettuato.
Il drenaggio indifferenziato, ha lo scopo di aumentare le funzioni fisiologiche di escrezione, senza che venga ricercata un’azione terapeutica specifica.
In quest’ultimo caso, l’associazione deve essere bilanciata anche tra quatto, o più, piante, in modo da coprire l’effetto terapeutico degli emuntori principali, senza sovraccaricarne alcuno rispetto ad altri e considerando lo stato funzionale degli stessi in quell’individuo.
Secondo taluni autori, gli estratti glicero-alcolici andrebbero assunti separatamente, in modo da evitare qualsiasi interazione farmacologia, tra di loro, che possa modificare l’attività del rimedio.
Secondo altri, si ammette, con larghezza, la possibilità di miscelazione di più gemmoderivati, purché sia fatta salva la procedura di adoperare estratti con il medesimo grado alcolico e con l’identico rapporto tra i diversi solventi (acqua, alcool e glicerolo, ovvero alcool e glicerolo).
Le risposte derivanti dall’assunzione di miscele di molteplici estratti sono state più che soddisfacenti, tali da incoraggiare, negli anni, l’utilizzo di preparati composti.
Dagli anni ’50, ai giorni nostri si è, sempre, fatto uso di gemmoderivati, ove la soluzione estrattiva (base o “souche”) viene diluita, con un preciso rapporto 1/10, in una miscela solvente (in parti uguali) a base di acqua, alcool e glicerolo, ottenendo un prodotto ad un grado alcolico compreso tra 30° e 35°.
Per questo tipologia di estratto, in presenza di sporadici casi di intolleranza gastrica o biliare, ovvero di fronte all’esigenza di abbattere il contenuto in alcol etilico, è sufficiente dimezzare la dose, ovvero versare una piccola quantità di acqua molto calda (non bollente) sul gemmoderivato già presente nel bicchiere (secondo l’unità posologica prevista), avendo cura di agitare il tutto con un cucchiaino.
In tempi molto recenti si è andata facendo strada una nuova modalità di diluizione dei gemmoderivati ove la soluzione estrattiva (base o “souche”) viene diluita, sempre nel preciso rapporto 1/10, ma in una miscela solvente (in parti uguali) a base di acqua e glicerolo (priva di alcool etilico), ottenendo un prodotto ad un grado alcolico compreso tra 4° e 5°.
Le, più che legittime, perplessità relative al cambiamento delle caratteristiche del solvente, tali da inficiare l’integrità del fitocomplesso, così come “estratto” dalla droga vegetale (tessuto meristematico secondario), hanno potuto essere smentite, tanto grazie al perfezionamento di procedure analitiche come la Cromatografia liquida ad alta pressione (HPLC), che ha permesso di ottenere degli interessanti “profili analitici”, definibili anche come “profili fitochimici”.
Tanto il confronto tra i “profili fitochimici” degli estratti con grado alcolico compreso tra 30° e 35°, rispetto a quelli con grado alcolico compreso tra 4° e 5°, come le risposte che si sono ottenute consigliando la somministrazione dei due differenti tipi di prodotti, su medesimi soggetti, con precise, ed obbiettivabili, situazioni di disequilibrio, hanno confermato l’equivalenza fra le due differenti tipologie di estratti glicero-alcolici con diversi solventi di diluizione.
Trattando, apparato per apparato, organo per organo, il DRENAGGIO MEDIANTE L’ASSUNZIONE DI ESTRATTI DA TESSUTI MERISTEMATICI SECONDARI aumenta le difese tessutali e ristabilisce i metabolismi locali alterati; per la sua azione elettiva sui vari emuntori e per la stimolazione generale che esercita sul sistema reticoloendoteliale, il DRENAGGIO MEDIANTE L’ASSUNZIONE DI ESTRATTI DA TESSUTI MERISTEMATICI SECONDARI assicura una durevole e profonda disintossicazione.
Sprovvisto di qualsiasi tossicità, nonostante l’efficacia, esso si integra perfettamente nell’ideale terapeutico definito da Ippocrate: “Se la natura non è sufficiente per la guarigione, l’Arte insegna ad esercitare dolci sforzi, disturbandola in modo che essa si liberi, senza alcun rischio, da ciò che la sovraccarica.”