IL DRENAGGIO

Il ruolo del drenaggio è quello di assicurare una depurazione, un allontanamento di scorie metaboliche, quando si verifica un rallentamento o un eccesso di funzionamento di specifici organi che determinano una situazione di “intossicazione”.
Questi organi, definiti come emuntori, rappresentano lo sbocco all’esterno di una cavità naturale di evacuazione, ovvero la sua costituzione spontanea senza condotto escretore preesistente (fistolizzazione), ovvero un orifizio di evacuazione artificiale (drenaggio chirurgico).
Ma, progressivamente, il concetto di drenaggio è stato esteso a tutti gli organi responsabili della disintossicazione dell’organismo e questi, per il loro legame con la maggior parte degli emuntori naturali, sono stati qualificati, essi stessi, come emuntori.
Quindi, si è constatato che l’escrezione può effettuarsi a tutti i livelli dell’organo, sia a monte nella fase di nutrimento, come nella fase di facilitazione della funzione secretrice, tanto a valle, col mantenere “aperta” la libera circolazione dei canali escretori.
Pertanto, il drenaggio avviene complessivamente a livello di gruppo emuntoriale.
Gli organi emuntori si possono dividere in attivi e passivi.
I primi: fegato, rene, intestino, pancreas, polmoni e cute.
I secondi comprendono: le cavità di riserva con attività secretoria (seni paranasali, cavità orale e del faringe, mastoide, appendice) le ghiandole annesse (salivari, genitali, prostata, ghiandola del Bartolini, cutanee, vescicola biliare, vescica, ampolla rettale, vescicole seminali, milza; queste ultime in quanto riserve di liquidi di secrezione.
È bene, però, precisare la differenza tra la normale funzione di eliminazione degli scarti e quella di drenaggio fisiologico.
Infatti, quest’ultimo è caratterizzato da un aumento delle eliminazioni che, apparentemente, non sembra normale; ogni organo di eliminazione, come tutti gli organi, ha una sua capacità di adattamento, le cui variazioni funzionali si verificheranno entro certi limiti a seconda delle influenze di diverse variabili. La partecipazione alla funzione di drenaggio porta l’organo ad oltrepassare i propri meccanismi di autoregolazione, sia nella reattività verso una determinata sostanza, la cui eliminazione deve essere superiore a quella indotta dalla propria concentrazione, come provocando l’eliminazione di un prodotto o della sua secrezione vettrice, al di fuori dei normali effetti di induzione.
Compare, così, una esagerazione volontaria di una funzione naturale che costituisce, essa stessa, una funzione con la partecipazione di diversi organi, sistemi interorganici di controllo legati ai bisogni complessivi dell’organismo.
L’atto del drenaggio consiste, dunque, nel forzare un organo emuntore nella sua funzione di disintossicazione, aumentando la capacità di eliminazione del suo liquido di secrezione (sia per quanto riguarda il volume che la concentrazione), tanto nel forzare quantitativamente e qualitativamente ogni organo a capacità escretoria; come nel fare in modo di mantenere la libera circolazione all’interno dei canali e dei condotti escretori e degli orifizi prossimali e distali.
Il drenaggio terapeutico interviene quando il drenaggio fisiologico è insufficiente.
Essendo un intervento aggressivo deve essere attuato solo a fronte di un preciso bisogno dell’organismo, ed attuato in base a precisi criteri di selettività d’azione.
Esistono differenti categorie di drenaggio terapeutico:
Drenaggio d’organo o d’apparato: si tratta di un’azione terapeutica specifica su un organo emuntore particolare.
A seconda del livello e dell’intensità dell’azione di drenaggio, possiamo parlare di: aiuto; sostegno o stimolo di una determinata funzione.
Drenaggio d’organismo: è un’azione di drenaggio molto ponderata nella sua specificità e nella scelta dei punti d’attacco, che si integra al trattamento specifico di una situazione nella quale si sia, ormai, perso lo stato di salute.
In funzione di un’agente “tossico” preciso, destinata alla correzione a lungo termine di un disequilibrio organico o funzionale, mirata a sostenere o facilitare una funzione insufficiente, o concepita per intervenire nel rallentamento della degradazione di un organismo il cui equilibrio è particolarmente autopatogeno.
Drenaggio degli emuntori: è un’azione senza una specificità propria, agendo sui diversi gruppi emuntoriali incaricati della funzione di disintossicazione, in particolare verso i sovraccarichi esogeni.
Consiste nel forzare quella parte di drenaggio fisiologico a cui potremmo riservare il termine di funzione emuntoria.
La tecnica del drenaggio esprime dunque un concetto dinamico che consiste nello stimolare uno o più organi a funzione eliminatrice.
In questo modo l’organismo trova aperte quelle vie di uscita che permettono alle tossine (liberate o sbloccate dal rimedio omeopatico) di essere eliminate più prontamente dall’interno verso l’esterno dell’organismo.
Il grande principio dell’arte di guarire curando dal profondo verso la superficie, viene così a realizzarsi nella pratica.
Per quanto attiene all’ultima forma di drenaggio, quella degli emuntori, possiamo a buon titolo chiamare in causa i rimedi specifici: gli estratti glicero-alcolici.
È estremamente importante considerare che questi permettono di realizzare una vera e propria terapia tissutale, la quale potenzia ed esalta anche la possibilità di drenaggio di un rimedio omeopatico.
Alla gemmoterapia si deve riconoscere una specificità di azione molto attiva dal punto di vista del ristabilimento dell’omeostasi, capace di interagire con distretti biologici perturbati o di promuovere l’eliminazione di sostanze tossiche di metabolismi parzialmente drenanti e di apteni selvaggi e di complessi immuni antigene-anticorpo, intrappolati a livello tissutale, stimolando l’attività dei vari emuntori endogeni e degli organi di eliminazione.
Ritornando alle linee guida ippocratiche siccome “il miglior medico mi sembra essere quello che sa conoscere in anticipo,… conviene sapere verso quale malattia tende ogni costituzione individuale.”